E’ stato posto l’accento sugli interessi imprenditoriali del sodalizio mafioso barcellonese nel settore del calcestruzzo
-BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)-Nei giorni scorsi la Direzione Investigativa Antimafia di Messina ha eseguito due provvedimenti di sequestro di beni e quote societarie (del valore di circa 20 milioni di euro), emessi dal Tribunale peloritano, a carico di due elementi di spicco del clan dei “barcellonesi”: Giovanni Rao e GiuseppeIsgrò. Entrambi sono attualmente detenuti in regime 41 bis.
Le misure sono scaturite dagli accertamenti condotti dagli uomini della Dia sotto il coordinamento del Procuratore Capo, Guido Lo Forte e del Sostituto Procuratore presso la Dda, Vito di Giorgio. Accertamenti che hanno consentito alle Forze dell’Ordine di assodare che Rao e Isgrò sono attualmente il numero uno ed il numero due dell’organizzazione criminale dei barcellonesi, anche in seguito alle indicazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano che ha indicato Rao come il delfino del noto boss Giuseppe Gullotti, di cui ha preso il posto alla fine degli anni ’90 dopo l’arresto di quest’ultimo.Il sequestro dei beni, oltre ai capitali sociali ed ai beni di quattro società, comprende anche sei immobili, un terreno, due motocicli, due autovetture, tra cui una Bmw X5 di proprietà di Isgrò. Le misure preventive di questi giorni scaturiscono dagli accertamenti investigativi che hanno posto l’accento sugli importanti interessi imprenditoriali del sodalizio criminale nel settore della produzione di calcestruzzo.Durante le investigazioni, gli uomini della Dia, hanno potuto constatare come quattro società – Cep, Icem, Agecop, Cpp – sarebbero in realtà gestite dai due boss (ove Isgrò emerge come “il ragioniere” per le sue attitudini negli affari contabili) che, con la forza dell’intimidazione, le hanno imposte sul territorio soprattutto negli appalti pubblici del barcellonese ma non solo. Esempio: le ingenti quantità di calcestrutto destinate, fra il 2005 ed il 2007, dalla Agecop per il raddoppio ferroviario Me- Pa.“Si sta verificando una confluenza di fatti giudiziari che riguardano un settore del quale, con pazienza ed attenzione, le Forze dell’Ordine stanno cercando di conoscere gli organigrammi – ha dichiarato il Procuratore Capo Guido Lo Forte, stamani in conferenza stampa – organigrammi nei quali spiccano le figure di Rao e del suo alter ego Isgrò.Questo è un tipico esempio di gestione mafiosa che altera le regole del libero mercato”. Insomma, è soddisfacente il risultato, soprattutto, perchè gli inquirenti stanno comprendendo come le società edili e di calcestruzzo dei due boss (intestate anche ai loro parenti), erano riuscite ad acquistare la fiducia del comune di Barcellona Pozzo di Gotto. La Cep era la società “capostipite” rispetto alle altre dei boss. La Cep ed in seguito anche le altre, con il provento delle estorsioni e con altro capitale di provenienza illecita, riuscivano ad imporsi sul mercato locale sbaragliando la concorrenza anche a parità di condizioni.Il risultato di questi giorni è una ulteriore conferma di un precedente provvedimento di sequestro sui medesimi beni dello scorso giugno nel contesto dell’operazione “Gotha”, ulteriormente rafforzandolo con la previsione, a carico dei proposti e degli stretti congiunti, della sospensione dall’amministrazione delle società oggetto del sequestro.