Condannato in primo grado, lascia anche la commissione Antimafia regionale, ma tiene ben stretta la poltrona di deputato. E in una nota tiene precisare: ”Non ho approfittato di un euro, nè ho commesso reati contro la pubblica amministrazione: la stessa legge Severino per il mio caso non prevede alcuna conseguenza”
MESSINA – Per il Tribunale di Messina che lo ha condannato a due anni e sei mesi è il Corvo che tra il 2006 e il 2007 inviò lettere anonime sui palazzi della politica della cittadina peloritana. Oggi Giuseppe Picciolo, deputato regionale dei Drs, si è dimesso ma solo dalla carica di capogruppo del suo partito e dalla commissione Regionale Antimafia. “Non intendo sottrarmi, tenuto conto della funzione politica che ricopro – ha detto Picciolo – a trarre, sin da subito, alcune conclusioni anche se non dovute”.Picciolo ha sottolineato che si tratta solo di un verdetto di primo grado: ”I miei legali, depositata la motivazione, lo impugneranno”. Poi ha tenuto a precisare che non esiste alcuna norma che gli imponga di dimettersi da alcuna delle sue cariche e che la sua scelta di lasciare il ruolo di capogruppo e l’Antimafia regionale è stata del tutto spontanea: ”Sia ben chiaro che non ho approfittato di un euro nella funzione che ricopro all’Ars, nè ho commesso reati contro la pubblica amministrazione: la stessa legge Severino, che ha inasprito pesantemente le sanzioni amministrative nei confronti dei politici sottoposti a procedimenti penali, per il mio caso non prevede alcuna conseguenza. Lunedì, tuttavia, depositerò, formalmente, per il rispetto che nutro nei confronti delle Istituzioni le dimissioni da capogruppo del Pdr e da componente laCommissione regionale Antimafia. Per il resto continuerò a difendermi nei Tribunali per dimostrare la correttezza delle mie azioni”.
Picciolo è stato condannato a due anni e sei mesi nell’ambito di un processo scaturito sulla vicenda dei cosiddetti ”corvi” che avrebbero inviato lettere anonime sui palazzi della politica messinese. Assolto per non aver commesso il fatto, l’ex consigliere comunale Francesco Curcio. Picciolo e’ stato invece assolto (sempre nell’ambito del medesimo processo) per un’altra lettera, perchè sopravvenuta la prescrizione. Picciolo e Curcio militavano insieme nel Pd ed avrebbero siglato due missive, indirizzate all’allora sindaco Francantonio Genovese, alla Procura ma anche ad altri uffici, accusando l’ex assessore comunale, avvocato Antonio Catalioto, e l’ex commissario liquidatore di Messinambiente, Antonino Dalmazio, di una cattiva gestione di alcune vicende, adombrando reati.
Le lettere, inviate tra l’agosto 2006 e il giugno 2007, erano attribuite a terzi. In realtà, verificarono gli inquirenti, erano state vergate da Picciolo. Curcio avrebbe sostanzialmente sviato le indagini in merito a una delle due lettere. Le due parti civili, Dalmazio e Catalioto, si sono costituite parti civili, soltanto nei confronti di Picciolo. Quest’ultimo, deputato regionale, continuerà dunque ad occupare il suo posto all’Ars, perchè la legge glielo consente. Solo in caso di condanna in appello potrebbe essere sospeso.
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