Il viadotto ceduto, Cmc si difende: “Lavori consegnati troppo in fretta”

 “Non parlerei di crollo, ma di smottamento. Per il ripristino siamo già operativi”

“Era una cosa che non doveva accadere, anche laddove esistono problemi servono accorgimenti preventivi. Ma nella vita di un cantiere grande come quello di smottamenti simili ne succedono. Ecco, io proverei soprattutto a togliere di mezzo il termine crollo, perche’ c’e’ stato solo uno smottamento”. Cosi’ in un’intervista a la Repubblica, Massimo Matteucci, presidente del Cmc di Ravenna, la piu’ grande cooperativa di costruzioni d’Italia che guida il consorzio di imprese Bolognetta Scpa, formato con Tecnis e Ccc, che si e’ aggiudicato l’appalto per il cantiere da 220 milioni tra Palermo e Agrigento. Cantiere finito nell’occhio del ciclone per lo “smottamento” sulla strada inaugurata alla vigilia di Natale, proprio nel tratto ultimato con tre mesi d’anticipo. E proprio questa “velocita’” nella consegna dell’opera per il presidente puo’ essere tra le cause dell’accaduto. “Quel tratto di strada – dice – e’ stato consegnato finito tre mesi prima del tempo, adesso penso che se ci fossimo presi il tempo, col senno di poi… Pero’ questa e’ una tempesta in un bicchier d’acqua, e la nostra e’ un’impresa seria”. Un’impresa seria che pero’ ha fatto lavori frettolosi? “Se ci lanciamo nelle ragioni che hanno provocato il crollo non ne veniamo fuori, io non sono ne’ geologo ne’ ingegnere – risponde -. Io posso dire che se abbiamo sbagliato interverremo e lo metteremo a posto. Anzi, per il ripristino siamo gia’ operativi”. “Non c’e’ stato – aggiunge – nessun rischio per l’incolumita’ delle persone, perche’ appena abbiamo notato una crepa, e non la voragine che si vede in questi giorni che e’ venuta dopo, la strada l’abbiamo chiusa noi. E devo dire che gia’ quello, chiudere una strada pochi giorni dopo l’inaugurazione, non e’ un gran biglietto da visita. Pero’ non abbiamo affrontato nessun rischio, abbiamo monitorato quello che stava succedendo e preso provvedimenti. I danni poi sono nell’ordine dei 100 mila euro, lo dice anche l’Anas”.
L’ingegnere Pier Francesco Paglini, responsabile dell’area Sicilia per il Cmc, sostiene che puo’ essere stata erronea la valutazione delle capacita’ portanti del terreno di fondazione. Chi ha fatto i test sul terreno, insomma, puo’ non averli letti bene. Le risulta che questa possa essere una delle cause? “Di questi aspetti – risponde – devono parlare gli ingegneri, io so che nella vita di un cantiere gli smottamenti succedono, perche’ il terreno e’ instabile. Ci possono essere degli imprevisti geologici e poi la terra va dove vuole lei, non dove vuoi tu. Ma l’integrita’ del viadotto e’ totale, e se cominciamo a confondere le cose e’ la fine”. Ma quindi come si fa a sapere di chi e’ la colpa, e quando ci saranno le risposte che mancano? “Noi – dice Matteucci – abbiamo aperto un’inchiesta interna, abbiamo protocolli di legalita’ e organismi preposti a individuare in piena trasparenza le responsabilita’”. Una responsabilita’ che voi come costruttori non vi volete ancora prendere? “Per carita’ – commenta -, noi ci prendiamo tutte le responsabilita’ che ci competono, e’ nostro interesse capire cosa non ha funzionato. Se abbiamo sbagliato interverremo e soprattutto metteremo a posto tutto”. Cosa le sembra sia stato ingigantito? In fondo ci sono fotografie e tempistiche molto eloquenti. “Io voglio solo specificare che non e’ crollato il viadotto – puntualizza -, e mi ha fatto molto male vedere che quanto e’ accaduto viene accostato a crolli di ponti, con travi che si tranciano a meta’. Non si tratta di questo”. Il premier Renzi ha detto che “e’ finita la festa”, chi deve pagare paghera’. “Io penso che prima di scrivere quel tweet il premier non sia stato informato bene, perche’, insisto, non e’ crollato il viadotto. Poi capisco la vita sul filo del secondo di Renzi, dover dare retta a tutti, ma dal tweet sembrava davvero che fosse venuto giu’ tutto”, conclude.

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