SCOPERTE STORICHE E LETTERARIE A SANT’ANGELO

SANT’ANGELO DI BROLO (ME) – L’associazione SiciliAntica, sede di Sant’ Angelo di Brolo, esprime compiacimento per l’ottima riuscita dell’evento culturale svoltosi lo scorso 14 marzo 2015. Un pubblico attento ed interessato ha seguito ed apprezzato i preziosi  contributi dei relatori. Dagli interventi programmati sono emersi importanti ed innovativi elementi sulla storia e la cultura locale.Don Pio Sirna, già autore di molteplici saggi sulla storia della diocesi di Patti, si è soffermato su aspetti  della millenaria tradizione religiosa dell’area di Sant’Angelo analizzando le antiche leggende santangiolesi, tramandate oralmente di generazione in generazione, in chiave simbolica ed antropologica. Ha, inoltre, catturato l’attenzione dell’auditorio, fornendo delle possibili chiavi interpretative di alcuni toponimi ancor oggi presenti nel territorio.Il presidente della locale associazione culturale, avv. Basilio Segreto,

ha comunicato, poi, l’esito di alcune ricerche archivistiche concernenti l’antico monastero di Santa Chiara della Terra di Sant’Angelo, soffermandosi su alcuni documenti dai quali emergerebbero dati certi sull’epoca di fondazione e sui cospicui possedimenti.  Al termine del suo intervento, ha voluto condividere con i partecipanti la scoperta, tra i volumi visionati presso l’ Archivio di Stato di Messina, di un sigillo cartaceo, datato 1762, raffigurante lo stemma della civitas Sancti Angeli e del suo patrono San Michele Arcangelo, invitando  l’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Avv. Michela Maurotto, a richiedere una riproduzione fotografica del ritrovato enblema, da collocare all’interno del  restaurando Palazzo Municipale.

Sorpresa e compiacimento ha destato, infine, il contributo della professoressa Nunziatina Bartolone, docente di lettere presso il liceo classico di Patti, la quale ha evidenziato la straordinarietà di tre  iscrizioni in exasticon, presenti una all’interno delle Chiese di Santa Maria e  del Santissimo Salvatore. La studiosa ha assicurato che esse, per la raffinatezza del linguaggio usato e per la rarità terminologica, nonché per la richiamata simbologia, sono paragonabili a pochi altri esemplari esistenti in tutta Europa.  La loro presenza plurima in un centro collinare dei Nebrodi, è, quindi, indice sicuro dell’alto livello culturale raggiunto dalla Universitas di Sant’Angelo tra il ‘600 e il ‘700.

 

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