L’impianto complessivo del ddl, che tre mesi fa era stato affossato in aula e rinviato in commissione resta quello definito in commissione Affari istituzionali
E’ previsto per oggi il voto finale in aula all’Ars sul ddl di riforma dei Liberi consorzi e delle città metropolitane. Ieri l’aula ha approvato l’articolato: 47 norme in tutto, che, ridisegnando l’impianto istituzionale nell’isola e istituendo sei Liberi consorzi (Agrigento, Ragusa, Siracusa, Enna, Caltanissetta e Trapani) e 3 Città metropolitane ( Messina ,Palermo e Catania ), mandano definitivamente in soffitta le 9 Province siciliane finora rette da commissari. L’impianto complessivo del ddl, che tre mesi fa era stato affossato in aula e rinviato in commissione, e in particolare le norme sull’elezione di secondo livello dei sindaci delle Città metropolitane e degli organi dei Liberi consorzi, resta quello definito in commissione Affari istituzionali. Ieri l’aula, infatti, ha bocciato con voto chiesto dal M5S due emendamenti – uno presentato da Pd, l’altro dall’Udc – che avevano provato a correggere il tiro. Seppur con
qualche variante entrambi prevedevano che a ricoprire la carica di sindaco della città metropolitana fosse ‘di diritto’ il sindaco della città capoluogo. Ma gli emendamenti sono stati ‘cassati’, stoppando le aspirazioni degli attuali sindaci di Palermo e Catania Leoluca Orlando e Enzo Bianco a ricoprire la carica. Le norme, in linea con l’impianto definito in commissione, prevedono dunque che i sindaci delle città metropolitane saranno eletti dai sindaci e dai consiglieri dei comuni dell’area metropolitana, che coincide con il perimetro delle ex Provincia. Lo stesso dicasi per l’elezione degli organi dei Liberi consorzi: Presidente, assemblea e giunta.
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