Due giorni fa l’Occidente ha subito una sanguinosa offesa. Non dimentichiamola
di Patrizia Vita
Mai stata seguace del “porgere l’altra guancia”, il che non significa che non apprezzi chi lo è: le diversità migliorano il mondo. Ma quando il mio, il nostro, mondo, viene minacciato, massacrato con ferocia, io non tentenno, non mi soffermo a pensare se devo, o meno, porgere la guancia come, cristianamente, dovrei fare. Io sono per la risposta, immediata, secca, CORRISPETTIVA. La mia scelta è vivere. Vivere in pace, in serena armonia tutti i popoli del mondo, ma se c’è chi questa armonia non la vuole, e oltre a non volerla, mi viene in casa, uccide me, i miei fratelli; uccide l’innocenza, questa bestia io la vado a cercare sino alla sua di casa. Le rendo la visita di cortesia. Ieri ha fatto scalpore, ha indignato il popolo dei benpensanti, il titolo di Libero: “Bastardi Islamici”. Non sono d’accordo sulla generalizzazione di specie: islamici. Ci sono islamici d’eccellenza, migliori di noi, uomini buoni. Condivido in pieno, invece, l’aggettivo: Bastardi, ma andava riferito ai soli terroristi. Sono Bastardi quelli che hanno compiuto i 6 attacchi a Parigi; bastardi quelli che hanno scelto di sparare tra la folla. Hanno mirato basso, sono scesi in strada, tra noi. Ecco che la minaccia diventa ancora più temibile: i bastardi hanno modificato la strategia d’attacco, niente più simboli, che a Parigi sarebbero stati l’Eliseo, il Louvre, la torre Eiffel.
Lo hanno detto ovunque- in TV, sui giornali- esperti, giornalisti, uomini dei servizi segreti: “per quanto i sistemi di controllo siano al massimo livello di allerta, la minaccia è imponderabile perchè l’Isis non punta più al simbolo ma all’uomo comune“. E l’uomo comune lo stana al bar, al ristorante, al teatro, in pizzeria. L’Isis è il nostro pericolo più grande, più malvagio. E allora? E allora serriamoci, compatti. Europa, America, Russia, Cina sono potenze che non possono farsi mettere sotto scacco. Serrati, sferriamo l’attacco in una guerra che non volevamo, che non abbiamo cercato, ma che ci è venuta ad aspettare sotto casa. In casa. E sulla gran mole di migranti in arrivo, dico: non chiudiamo le frontiere, perchè tra loro ci sono innocenti, bambini, donne, che fuggono da quei demoni che sono loro quanto nostri, ma facciamoci furbi, attiviamo ogni possibile, e impossibile, filtro antiterrorismo. E poi, smettiamola con i minuti di silenzio, le candele accese, il contorno del tricolore francese alle nostre foto su Facebook. Smettimola con i “je suis qualcuno o qualcosa”. Siamo noi, e basta. Noi che dalla strage del 13 novembre 2015 dobbiamo avere imparato qualcosa, oltre che la solidarietà e il dolore vanno esternati con simboli o slogan. Centotrenta morti, che potevano essere 130 tra noi, devono averci insegnato che l’attacco è la migliore difesa. Non aspettiamo che una nuova strage ci colpisca. Due giorni fa l’Occidente ha subito una sanguinosa offesa. Non dimentichiamola.
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